Non voleva studiare

testo di Giovanna Mangone

Giovanna Mangone

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illustrazione di Liana Cagliarelli

Dante è un bambino svogliato.

Per non studiare le sue lezioni, per non fare i suoi compiti e per non aiutare i grandi, spesso scappa via di casa, solo soletto, e corre come un capriolo via per i campi e per i boschi, mentre la sua povera mamma si angustia e lo cerca da tutte le parti.
Dante è felice di essere libero, di non fare nulla dalla mattina alla sera e parla con tutto ciò che gli sta attorno. – Oh, piccola ape color oro, dove corri così frettolosa? Fermati un po’; sii buona, scherza e ridi con me. –
– Non posso, piccino- risponde l’ape color oro. – Bisogna che io succhi il nettare dei fiori, per farne miele e cera.

Dante diventa pensieroso; poi riprende la corsa e dice all’asinello bigio macchiato di bianco, che pascola nel prato – Pigliami in groppa, asinello grazioso, e fammi fare una bella trottata. – Non posso, bimbo caro – risponde l’asinello. – Ora che ho mangiato, il mio padrone mi carica di erbe e di frutta e andremo insieme in città.

Dante fa una smorfia di dispetto. Si china sul ruscello limpido, e gli mormora – Ruscelletto, ruscelletto mio te ne prego; arrestati un po’ e divertiti con me, che sono solo e mi annoio. – Non posso, piccolo mio: debbo correre verso il mulino, per far girare la macina; se no, il grano non si cambia in farina.

Dante diventa improvvisamente triste. Di colpo, vide un bellissimo passerotto tutto colorato, che svolazza su e giù allegramente e dice – Tu, piccolo passerotto, anche tu mi abbandoni? Dai! Vieni a giocare con me. Ho tanta voglia di correre e divertirmi con un amico… –
Mi spiace, ma non posso. – risponde il passerotto. – Sto imparando degli esercizi difficilissimi, tra poco volerò meglio di tutti.

Dante è meravigliato e indispettito. Ma come? Hanno tutti qualche cosa da fare? Un dovere da compiere? Un lavoro da eseguire?

Ad un tratto una povera vecchietta appare dal bosco: è curva sotto un fascio di legna secca e cammina adagio adagio, ansando.

– Come fate, vecchietta, a reggere tutta quella legna? –chiede il bambino.

– Eh, figliolo mio, ho raccolto con grande stento questa legna in montagna: ora la porto in paese e la vendo al fornaio per due pani freschi. Così potrò mangiare per qualche giorno. E tu, come mai oggi non vai a scuola? – Domanda, la vecchietta.

Il piccolo Dante, risponde – Non voglio studiare.

La vecchietta stupita, dice – Sei oramai un ometto e devi prenderti le tue responsabilità. Devi capire che esiste un tempo per giocare ed uno per studiare. Non dare un dispiacere alla tua famiglia. –

Dante, guarda la vecchietta con espressione di gratitudine e dopo aver riflettuto dice ad un tratto – Datemi il vostro fascio; lo porterò io. –

E passo dopo passo, la vecchietta e il bimbo ritornarono al villaggio.


1 thought on “Non voleva studiare”

  1. Questa fiaba che ho appena letto è meravigliosa, piena di insegnamenti. I bambini dovrebbero leggerla…anche a scuola. Complimenti per questo blog di fiabe stupende.

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