In una vallata incantevole, un tempo, venne costruito un piccolo villaggio da alcuni coloni che si trasferirono nella zona. La valle era rigogliosa e i campi promettevano fertili raccolti.
I lavori di costruzione vennero seguiti con molta curiosità dagli animali che abitavano i boschi circostanti, che mai prima di allora, avevano visto esseri umani.
Videro costruire case, botteghe e persino una chiesa.
Guardarono correre carri trainati da cavalli e mucche pascolare nei verdi prati.
Videro coltivare campi, mietere raccolti e raccogliere uva.
Ma sempre da lontano.
Istintivamente temevano quegli strani esseri a due zampe, e si tenevano a distanza.
Arrivò poi il periodo di Natale e il piccolo villaggio venne riempito con luci e festoni di ogni tipo. Nella piazza principale venne posizionato un grande albero pieno di addobbi colorati e lucenti.
Gli animali dei boschi ne restarono strabiliati, e ammaliati da cotanto splendore, provarono ad avvicinarsi al villaggio. Volevano vedere da vicino quell’albero così bello e splendente, perché nella foresta, nessuna pianta brillava con quei colori.
Naturalmente la loro presenza spaventò gli abitanti, che senza tanti complimenti, scacciò via gli animali con forconi e scope.
Gli animali a loro volta si spaventarono tantissimo, e con molto dispiacere capirono che era meglio restare nella foresta.
Senza alcun albero lucente.
“Perché non ne facciamo uno anche noi?” Chiese un giovane daino.
“Perché non ne siamo capaci!” Rispose rassegnato un vecchio riccio.
“Però ci possiamo provare.” Proposero un gruppo di scoiattoli, e in men che non si dica, riempirono di ghiande e noci il più grosso abete del bosco.
Ma l’aspetto non era per nulla simile a quello del villaggio, e i frutti non fissati caddero con la prima folata di vento.
“Che peccato.” Lamentarono tristi gli animali.
La notte di Natale passò sopra la foresta Babbo Natale con la sua slitta. Era in viaggio per consegnare doni. Udì il lamento degli scoiattoli e scese incuriosito.
In breve venne informato dell’accaduto e il suo cuore si riempì di tenerezza.
“OH oh oh…” Sorrise. “Nessun problema, c’è un regalo anche per voi!”
Scioccò le dita, e un grosso abete si riempì di pigne, ghiande e noci. Un altro schiocco e una polverina dorata coprì la pianta di una patina splendente.
Tutta la foresta s’illuminò.
Gli animali ne furono entusiasti.
Babbo Natale però non aveva finito.
Sorvolò il villaggio e non lasciò solo doni.
L’abete scintillante attirò l’attenzione degli abitanti, che incuriositi entrarono nella foresta.
Gli animali temendo di essere scacciati ancora una volta, scapparono velocemente nei loro nascondigli, e passò diverso tempo, prima che tornarono curiosi verso il grande abete.
Chissà cosa avrebbero trovato?
Magari l’albero abbattuto?
O bruciato?
Niente di tutto questo.
Sotto al grande abete gli umani avevano lasciato un bel po’ di cibarie, impacchettate con cura come se fossero regali. Una balla di fieno legata con un bel fiocco rosso, un sacchetto di noci, uno di ghiande e uno di bacche composti sopra una bella tovaglia, e sacchetti di miglio e semi vari insieme a decori tipici del Natale.
Dell’altro cibo poi era sparpagliato lungo il sentiero che portava al villaggio, e via via fin sotto al grande albero nella piazza.
Ben presto gli animali si ritrovarono dentro il villaggio accolti da carezze e cibo in abbondanza.
Da quel giorno, la mattina di Natale, divenne tradizione per gli abitanti, lasciare sotto l’albero della piazza, tanto cibo per gli animali del bosco, in modo che potessero festeggiare insieme a loro.
Babbo Natale passando a consegnare doni nella notte, aveva lasciato al villaggio il regalo più bello, l’amore per tutti gli animali.
