C’era una volta in un mondo fantastico, uno splendido villaggio dove tutti praticavano arti magiche. Ogni abitante aveva doti innate e sin dalla più tenera età, destreggiava incantesimi e magie. Tutti erano felici.
Nella famiglia Grandimaghi però, c’era qualche problema. L’unico figlio, il maghetto Pippetto Grandimaghi, non riusciva a maneggiare incantesimi, e questo lo rendeva tremendamente triste.
In verità tutta la famiglia ne era triste!
Pippetto aveva ricevuto la migliore educazione, e aveva avuto i più grandi maestri, ma lui non imparava.
Come recitava il cognome, la sua famiglia era la più illustre del villaggio, e tenere alto il nome dei Grandimaghi era un obbligo a cui nessuno poteva rinunciare.
Ma il maghetto Pippetto non era capace.
I suoi tentativi d’incantesimo erano così goffi che veniva deriso da tutti, e mai invitato alle feste.
Inoltre vi era nel villaggio una regola, che il ragazzino temeva fortemente.
Al raggiungimento del decimo anno, ogni bambino avrebbe dovuto dare, nel giorno del proprio compleanno, una spettacolare dimostrazione delle proprie abilità, e per l’occasione, la famiglia organizzava sempre una grande festa a cui partecipava l’intero villaggio.
Inutile dire che dalla famiglia Grandimaghi ci si aspettava grandi cose!
Il giorno prima del suo decimo compleanno, mentre i genitori allestivano a suon d’incantesimi bellissimi addobbi, Pippetto scappò a piangere nel bosco adiacente al villaggio, e venne udito da un folletto dispettoso.
Incuriosito il folletto si avvicinò al ragazzo chiedendo spiegazioni.
Era noto che la gente del villaggio fosse tutta molto ricca, ed era altrettanto noto, che i folletti di quel bosco fossero creature particolarmente avide. Il nostro, fedele a quelle caratteristiche, pensò di sfruttare l’occasione per trarne qualche grosso guadagno.
I due stipularono un accordo. Il folletto promise di aiutare il maghetto in cambio di un sacchetto d’oro.
Il giorno dopo, la festa di compleanno riuscì benissimo, e il maghetto Pippetto fece una splendida figura fingendo artefici che in realtà il folletto orchestrava alle sue spalle. Al culmine della festa, quando tutti danzavano felici e ubriachi il folletto dimostrò le sue vere intenzioni. Con un potente incantesimo trasformò tutti gli abitanti in statue di legno, e saettò dentro le abitazioni rubando tutto quello che ritenesse di valore.
Pippetto non subì gli effetti dell’incantesimo. Ritenendolo incapace di qualsiasi reazione, il tremendo folletto lo lasciò spettatore di tutta la sua malvagità.
Il maghetto infatti ebbe una reazione di terrore che lo spinse fortemente a scappare, ma guardando i suoi genitori trasformati in statue di legno, e tutto il villaggio senza vita, ebbe un’esplosione di coraggio.
Tutta la magia che era rimasta molto ben sopita in lui, uscì fuori in ogni forma. Dardi, saette, colpi di bacchetta magica scaturirono dalle mani di Pippetto, un incantesimo dopo l’altro, formula dopo formula. Il folletto venne bombardato così pesantemente che non riuscì a reagire. Lasciò tutto il suo ricco bottino e scappò a gambe levate.
Nessuno lo vide più da quelle parti!
Gli abitanti sciolti dall’incantesimo, elogiarono e festeggiarono il giovane mago a lungo, e lo elessero Grande Mago Maestro del villaggio, con grande orgoglio da parte dei suoi genitori.
Che dire bambini, questa fiaba dimostra che l’amore è la forza più potente del creato, e come con amore si possano fare davvero grandi cose.
