Cappuccetto rosa

liberamente ispirato a Cappuccetto rosso di Charles Perrault

C’era una volta in un grazioso paese in mezzo ai boschi, una bella bambina che viveva con la mamma. La bimba era solita portare una mantellina con cappuccio di un pallido colore rosa, e per questo veniva chiamata Cappuccetto rosa. Il mantello, originariamente di uno splendido colore rosso, era un dono del padre morto alcuni anni prima, che la bimba non toglieva mai. Tranne le volte in cui la mamma pretendeva di lavarlo! Con il tempo, lavaggio dopo lavaggio, il colore della mantellina si era sbiadito, assumendo un colore sbiadito che alla bimba non piaceva affatto.

Visto il dispiacere della figlia, la mamma le consigliò di recarsi dalla nonna che viveva in una deliziosa casetta in mezzo al bosco. Era lei una grande conoscitrice di piante, che usava come rimedi per tante cose. Avrebbe sicuramente trovato il modo di restituire al mantello l’antico colore.

La bimba si recò nel bosco portando in omaggio alla nonna un cestino pieno di prelibatezze, e venne accolta dal grosso lupo che viveva con lei. Era uno splendido animale che la nonna aveva trovato nel bosco quando era ancora cucciolo, solo e spaventato. E lo aveva tenuto con sé.

Esposto il problema del mantello, cappuccetto s’inoltrò nel bosco più fitto. La nonna che non stava tanto bene, non aveva potuto accompagnarla. Lì nel bosco, la bimba avrebbe dovuto cercare alcune bacche, la cui tintura, avrebbe reso alla sua mantellina un rinnovato, splendido colore rosso.

Portò con sé alcuni semi che, come raccomandato dalla nonna, le sarebbero stati utili al momento giusto.

Il lupo le fece compagnia. Apparteneva ad una razza superiore, agli animali cioè, guardiani del bosco, e sapeva parlare la lingua degli umani. Cappuccetto si stava inoltrando in un luogo magico e pericoloso, lui avrebbe protetta.

Lungo il sentiero incontrarono tante creature e l’animale ne approfittò per spiegare alla bambina la differenza tra quelle buone e quelle cattive. Spiegò poi l’importanza del bene e del male, di quanto fossero necessari entrambi, e come ogni creatura abbia la predisposizione ad accogliere l’una o l’altra condizione.

Incontrarono una volpe, alcune farfalle, una famigliola di ricci ed un serpente.

Ogni animale aveva una caratteristica particolare, la volpe rappresentava l’astuzia, le farfalle la leggerezza. I ricci poi la tenerezza e il serpente la paura.

Il lupo incoraggiò la bimba a far proprie tutte quelle caratteristiche, e utilizzarle nella vita quotidiana. Persino la paura le sarebbe stata utile. Una giusta dose l’avrebbe aiutata a evitare tanti pericoli ed essere sempre ragionevole.

La bimba ascoltò immersa nei suoi pensieri. Da quando aveva perso il padre in verità, aveva perduto la spensieratezza tipica dei bambini, la voglia di crescere e di scoprire il mondo. Era una bambina molto triste.

Camminando camminando arrivarono infine in un’ampia radura, dove tante piccole piante riempivano il terreno di splendide bacche di un colore rosso come il sangue.

La bimba ne colse alcune, e ingolosita dal loro aspetto le mangiò. Infine piantò i semini che la nonna le aveva dato, perché tutto quello che viene tolto va restituito. Così le aveva insegnato la nonna. I semi avrebbero germogliato e sostituito le piantine estirpate.

Improvvisamente poi tutto scomparve, illuminato la una splendida luce. La bimba inizialmente ne ebbe paura, poi riconobbe la sagoma che si stagliava proprio al centro di quell’incredibile ambiente luminoso.

Era il padre. I’uomo tanto amato adesso era lì di fronte a lei.

I due parlarono a lungo sotto gli occhi amorevoli del lupo, che guardiano di quel logo, ne sorvegliava l’esistenza.

L’uomo incoraggiò la fanciulla a vivere una vita più gioiosa. Più spensierata e più adatta alla bambina che era in lei. La invitò a non temere le prove della vita e a fidarsi del proprio istinto. Non sarebbe mai stata sola perché tutto ciò che aveva intorno, traboccava di amore proprio come il posto in cui si trovavano.

Un ultimo abbraccio poi e tutto sparì.

E senza sapere come, lei e il lupo si ritrovarono davanti alla casetta della nonna.

Con enorme entusiasmo la bimba raccontò alla nonna tutto l’accaduto, rammaricandosi poi di non aver riportato le bacche per tingere la mantellina.

La nonna e il lupo si lanciarono uno sguardo pieno di complicità. E quando la donna fece notare che la mantellina era tornata di un bellissimo rosso smagliante, Cappuccetto trasalì.

Era evidente che la bimba avesse fatto un viaggio attraverso le sue fragilità. Un viaggio che l’avrebbe aiutata a vincere le sue paure. La mantellina con il cappuccio si era sbiadita non certo per colpa dei molteplici lavaggi, ma solamente perché era lei che si stava spegnendo.

“Ora sta a te mantenerne il colore.” Raccomandò la nonna.

“Non dimenticare l’esperienza che hai fatto nel bosco. Custodiscila nel tuo cuore e fanne tesoro. Se credi in te e nella tua forza, il mantello non si sbiadirà più!”

Nel bosco scese la sera e una miriade di luci si accesero in ogni luogo. In una graziosa casetta una nonna una bambina e un lupo si strinsero in un abbraccio sincero.

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