Charles Perrault
Il gatto con gli stivali. Un vecchio mugnaio morendo, lasciò ai suoi tre figli tutti i suoi beni.
Il primo, ereditò un mulino; il secondo un asino; l’ultimo, il più giovane, un gatto.
Il giovane era molto povero, e non sapendo cosa fare dell’eredità, pensò inizialmente di mangiarla.
Il gatto scaltro e dotato di parola, cercò di scampare alla sua fine offrendosi di aiutare il suo padrone.
Partì in cerca della fortuna promessa, con un cappello piumato, un paio di stivali e un sacco.
Con il sacco creò una trappola e catturò un coniglio nella foresta. Corse poi ad offrirlo al re come regalo da parte del suo padrone. Il marchese di Carabas, una figura immaginaria che rappresentava il mugnaio.
Vedendo che il regalo era stato ben accettato, il gatto con gli stivali decise di portare regolarmente della selvaggina al re. I doni si protrassero per alcuni mesi, facendo crescere la fama e la curiosità verso questo marchese di cui nessuno ne conosceva l’esistenza.
Un giorno, sapendo che il re e la principessa, sua figlia, avrebbero viaggiato lungo il fiume, il gatto persuase il suo padrone a togliersi i vestiti da mugnaio e ad entrare nel fiume. Una volta nascosti gli abiti dietro una roccia, il gatto aspettò l’arrivo della carrozza, chiedendo poi il loro aiuto.
Il gatto con gli stivali spiegò al re che il suo padrone, il “marchese di Carabas”, era stato derubato dei suoi vestiti e gettato nel fiume rischiando di annegare. Il re offrì immediatamente soccorso, mandando le sue guardie ad aiutare il giovane, che, una volta rivestito con abiti eleganti, venne invitato a salire nella carrozza.
Il mugnaio si sedette accanto alla figlia del re. Mai visione fu più bella. I due s’innamorarono subito.
Per giusta narrazione va precisato che il giovane non era ancora del tutto consapevole di ciò che stava accadendo, ma accettò di buon grado tutte le offerte del re.
Nel frattempo, il gatto con gli stivali corse avanti lungo la strada. Aveva ancora tante cose da fare.
Incontrò un gruppo di contadini che lavoravano nei campi e nei frutteti vicini. Chiese loro di dire al re che quelle terre appartenevano al marchese di Carabas. Per queste affermazioni, il marchese poi avrebbe mostrato la sua gratitudine.
Arrivò poi al castello abitato dal vero padrone delle terre, un orco molto ricco e orgoglioso.
L’orco ricevette il gatto il quale, saputo delle abilità magiche del padrone di casa, lo sfidò a trasformarsi in un leone. Spaventato dalla ferocia del leone, il gatto con gli stivali incalzò l’orco a trasformarsi in altri animali feroci finché, astutamente, chiese se fosse stato in grado trasformarsi in un piccolo indifeso topino.
L’orco ridendosela, si trasformò in un topolino, e immediatamente il gatto gli saltò addosso divorandolo in un sol boccone.
A questo punto, il gatto annunciò a tutti i servitori che da quel momento in poi il marchese di Carabas era il nuovo proprietario, e fece preparare le più belle stanze del castello.
Il re con il suo seguito intanto, stava arrivando, ed impressionato dalla bellezza della costruzione, decise di fermarsi. Il gatto prontamente si precipitò all’ingresso presentando la proprietà come appartenente al “marchese di Carabas”.
Il re, ancora più impressionato dai possedimenti del giovane, decise di offrire la mano di sua figlia al ricco gentiluomo. Il gatto diventò di conseguenza un nobile signorotto, e non fu più costretto ad inseguire i topi se non per suo divertimento.
Il mugnaio invece impiegò un po’ di tempo per capire cosa fosse realmente successo, ma alla fine tutti vissero felici e contenti.

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