liberamente ispirato a – Cenerentola – di Perrault.
C’era una volta una deliziosa bambina che viveva insieme al suo papà.
La madre era morta da tempo, e il padre cercando di dare una figura materna alla figlia, si risposò. La nuova arrivata però di materno aveva ben poco. Si rivelò essere una donna avida e superba. E anche le due figlie al seguito, non mostrarono la minima intenzione di considerare la bimba come una sorella.
Gli equilibri tuttavia erano mantenuti dalla presenza del padre.
Un brutto giorno l’uomo morì e la situazione peggiorò!
La matrigna e le figliastre cominciarono a condurre un’intensa vita mondana, e la bimba, ormai ragazza, ne venne totalmente esclusa. La sua camera fu trasferita in soffitta e lei costretta al ruolo di cameriera tuttofare. Le venne affibbiato poi, il nome di Cenerella per via della cenere che sporcava sempre il suo grazioso visetto.
In verità alla ragazza andava benissimo di essere esclusa dalla vita mondana, non sopportava però il fatto che quelle tre donne potessero impregnare di cattiveria la sua casa. Era il luogo in cui aveva condiviso momenti bellissimi con suo padre, e avrebbe voluto che non toccassero nulla. Ogni volta che restava sola, iniziava a pulire. Non le solite pulizie, ma gesti rituali che nella sua immaginazione toglievano tutte le negatività. Ogni giorno dopo le pulizie tradizionali, Cenerella ripassava tutte le stanze, le soffitte, le stalle e persino il giardino.
Un giorno, mentre si muoveva tra le rose, comparve una fata che incuriosita dai suoi sospiri, ne chiese il motivo. Cenerella spiegò il suo desiderio di lavare via la negatività. Avrebbe voluto farlo non solo dalla sua abitazione, ma da tutte le altre case. Era convinta che in ogni luogo ci fosse bisogno di pulire via tante cose brutte.
La fata commossa da tale desiderio, decise di accontentarla. Fece un incantesimo attraverso il quale Cenerella, poteva introdursi ovunque volesse, e restando invisibile agli occhi umani, lavar via ogni forma di negatività. In suo aiuto scope e ramazze magiche. C’era però una condizione: avrebbe potuto farlo solo dopo il tramonto e fino a mezzanotte. Dopodiché l’incantesimo sarebbe svanito.
Così Cenerella iniziò il suo magico lavoro pulendo prima la sua casa, e poi un’abitazione diversa ogni notte. Toccò infine al castello, perché anche lì gravava una buona dose di invidia e cattiveria.
Nottetempo la ragazza s’introdusse nel maniero e iniziò le sue particolari pulizie. Da una delle stanze proveniva una musica soave, ne fu rapita. Danzando e pulendo non si rese conto della mezzanotte che incombeva, e al primo rintocco l’incantesimo svanì. Le ramazze scomparvero e lei tornò visibile agli occhi umani.
Disperata cercò prontamente una via d’uscita, ma quasi tutte le porte erano chiuse. Mentre si affannava nella ricerca, venne notata dal giovane principe, che non potendo dormire, passava le notti suonando. Per giustificare la sua presenza la giovane si presentò come una della servitù, che si era persa tra le numerose stanze. I due giovani parlarono per tutta la notte, finché, all’alba Cenerella si accomiatò dicendo di essere richiamata dai suoi doveri.
A giorno fatto il principe chiamò in rassegna tutta la servitù sperando di ritrovare la ragazza. Ma niente, lei era sparita!
Tornata alle sue faccende quotidiane un’emozionata Cenerella incontrò nuovamente la fatina che decise di aiutarla ancora una volta. Con un altro incantesimo, fece in modo che la matrigna e le sorellastre non trovassero più il palazzo dove abitavano. E così le tre donne tornando al solito indirizzo, non trovarono più la loro casa. Girarono con la carrozza tutto il quartiere in lungo e largo, infine tutta la città, finché, confuse, se ne andarono lontano e non tornarono mai più.
Tutta contenta Cenerella salutò la fata ringraziandola per tutto quello che aveva fatto per lei. Tolse gli abiti laceri e indossò un bellissimo vestito. E in una città ripulita da ogni cattiveria, salì su una carrozza e si diresse al castello.