Il gatto e il topo

C’era una volta un piccolo topolino, che viveva in una vecchia cantina. In quel luogo aveva tutto ciò che potesse desiderare, perché una piccola fenditura nel muro, collegava la cantina alla dispensa di un grande ristorante.

Però era solo.

E la solitudine lo riempiva di profonda tristezza.

Una notte venne svegliato da una gran botto che proveniva dalla strada. Il topolino curioso si affacciò da una fessura nella finestrina che si apriva sul marciapiede, e notò un gatto riverso sul bordo della strada.

Inizialmente il topolino tornò nel suo letto cercando di riprendere sonno, ma il pensiero del gatto forse ferito non lo fece dormire. Gira rigira, e gira e rigira, infine si ritrovò nel marciapiede cercando di capire se il gatto fosse vivo o morto. Si avvicinò guardingo e notò che l’animale era seriamente ferito. Se fosse rimasto lì per terra sarebbe sicuramente morto.

Il topolino faticò moltissimo, ma riuscì a trascinare il gatto fino alla finestrella e farlo rotolare con un bel capitombolo, fin dentro la cantina.

“Ma che sto facendo!?” Si chiese infine. “Se dovesse riprendersi mi mangerà sicuramente!” Concluse convinto.

Ma il desiderio di avere un po’ di compagnia ebbe la meglio, e il topolino trascorse i giorni a venire prendendosi cura del gatto.

Passarono circa due settimane e quando il gatto cominciò a reggersi sulle sue zampe, il topolino iniziò a preoccuparsi. Il rischio di finire mangiato era diventato molto alto.

“Perché mi hai salvato?” Chiese il micio appena riprese conoscenza.

“Perché ne avevi bisogno.” Rispose timidamente il topolino.

“Lo sai vero che potrei mangiarti!”

“Si”

“E allora perché correre questo rischio?”

“Perché ne avevo bisogno.” Confessò il topo abbassando le orecchie.

Il gatto rimase per un attimo interdetto.

“Non ti preoccupare.” Rassicurò poi, “Mi hai salvato la vita e ti sono debitore, appena ritroverò la mia agilità me ne andrò via dalla finestra.”

E quando venne il momento, il gatto se ne andò.

Per il topolino sarebbe dovuto essere un fatto rassicurante, ma la solitudine che sopraggiunse lo fece cadere in un profondo sconforto.

Una notte, venne nuovamente svegliato da rumori all’interno della cantina. Un gatto grosso e minaccioso cercava cibo tra le scatole di legno e i vecchi sacchi.

Era un animale molto temuto da tutti gli altri del quartiere, aveva occhi gialli penetranti e artigli affilati come rasoi.

“Oddio e adesso?”

Il piccolo topo cercò di non farsi intimidire.

Si mise in posizione di difesa, la piccola coda dritta e gli occhi fissi sul grosso micio.

“Che vuoi tu, minuscolo topolino?” Sibilò l’animale, mostrando i denti affilati.

“Questa è la mia cantina. Non permetterò a nessun gatto di mangiarmi qui!”

L’animale rise sarcasticamente. “E chi potrebbe impedirlo? Sarai il mio pranzo di oggi!”

In quel momento, dalla finestrella irruppe un altro gatto, si avvicinò al topolino e si strusciò contro di lui.

“Questo è il mio amico!” Disse il gatto all’altro. “E non dovresti fare del male a nessuno qui.”

“Perché sei tornato?” Chiese il topo con un filo di voce.

“Perché ne avevi bisogno.”

E così dicendo si contrappose tra il topino e l’altro gatto, fissando l’avversario.

I due sfidanti si fronteggiarono, e per più volte il topolino temette che il suo amico potesse avere la peggio.

Alla fine invece, il grosso gatto cattivo fu costretto a fuggire, sicuro che non sarebbe più tornato in quella cantina.

Da quel giorno, il gatto e il topolino divennero inseparabili. Si aiutarono a cercare cibo, si raccontarono storie e si tennero compagnia nelle fredde notti d’inverno.

La morale della storia? 

L’amicizia e la lealtà possono superare le differenze. Anche un piccolo topolino e un gatto possono insegnarci grandi lezioni di coraggio e gentilezza.

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