Italo Calvino
C’era una volta un pescatore che non aveva di che sfamare la famiglia.
Un giorno riuscì a pescare un granchio enorme, che riuscì a vendere al re in cambio di denaro per comprare la polenta. Il re non era molto entusiasta di acquistare un granchio, ma venne convinto dalla figlia che adorava i pesci. Lei passava ore seduta sull’ orlo di una peschiera in giardino, a guardare i cefali e le orate che nuotavano.
La Principessa fu subito attratta di quel grosso granchio, non si stancava mai di guardarlo, e non s’allontanava mai dalla peschiera. Aveva imparato le sue abitudini, e sapeva che da mezzogiorno alle tre spariva, e non capiva dove andasse.
Un giorno arrivò alla corte del re, un povero vagabondo per chiedere la carità. La principessa, generosa, gli lanciò una borsa di monete d’oro dal balcone, che però finì in un fosso. Fosso che comunicava con la peschiera e continuava con un cunicolo finendo chissà dove.
il vagabondo nuotò seguendo il cunicolo cercando di recuperare la borsa, finché si trovò in una grande sala sotterranea, tappezzata di tendaggi e con una tavola imbandita.
Improvvisamente nella sala, spuntò fuori dall’acqua una Fata seduta sulla schiena di un granchio.
La leggiadra creatura toccò il granchio con la sua bacchetta, e dalla scorza del carapace uscì fuori un bel giovane. Questi si sedette a tavola, e con un altro tocco di bacchetta, nei piatti comparvero le vivande e delle bottiglie di vino. Quando il giovane ebbe mangiato e bevuto, tornò nella scorza di granchio, la Fata fece ancora una magia, e il granchio la riprese in groppa, scomparendo con lei sott’acqua.
Il vagabondo che aveva visto tutta la scena nascosto dietro ai tendaggi, corse ad informare la figlia del re.
Il giorno dopo alla stessa ora, assistettero nuovamente alla scena nella sala, e la principessa vedendo l’aitante giovane se ne innamorò perdutamente. Approfittando di un momento di distrazione generale, s’infilò poi dentro la scorza del granchio, suscitando non poca sorpresa quando il giovane rientrò nel carapace.
Tra i giovani fu subito attrazione. Il ragazzo si rivelò un principe schiavo di un incantesimo, e la principessa s’incaricò di aiutarlo.
Il suo compito sarebbe stato di recarsi su uno scoglio in riva al mare e da lì suonare e cantare. Alla Fata attirata dalla musica, avrebbe poi dovuto chiedere il fiore che teneva tra i capelli. Era l’oggetto in cui aveva imprigionato la vita del giovane principe.
E così fece.
Scoglio, musica, canzoni. Comparsa della Fata e richiesta del fiore.
Ma al momento della consegna, la Fata gettò il fiore in mare il più lontano possibile.
La Principessa lo vide tra le onde, e si tuffò cercando di raggiungerlo. Le onde impetuose ebbero il sopravvento e per la principessa fu un’ impresa ardua.
Lottò per molto tempo nel tentativo di restare a galla e recuperare il fiore, e quando stava per arrendersi, un’ondata glielo portò proprio in mano.
In quel momento intervenne il granchio che la riportò a riva e la lasciò con la promessa di rivederla presto.
Il loro amore era sbocciato, non andava perduto.
La giovane tornò al castello e non raccontò nulla al padre. Temeva che nonostante tutto, il giovane principe non sarebbe tornato. Il re dal canto suo era stato molto in apprensione. Non avendo notizie della figlia da parecchio tempo, si era preoccupato talmente tanto da organizzare una spedizione per cercarla.
Infine tutto fu bene, quel che finì bene.
La principessa innamorata però aveva veramente paura che lui non sarebbe tornato, e passò tutta la notte a sospirare, seduta al bordo della sua adorata peschiera.
Uno squillo di trombe all’alba, destò la sua attenzione. Il giovane principe si presentò con tutta la scorta al castello della sua amata. Esauriti tutti i convenevoli di rito, il principe spiegò tutto l’accaduto al re che incredulo accordò la mano della figlia. Infine, con gioia infinita i due giovani si sposarono, vivendo tutti felici e contenti.
… e al pranzo di nozze non venne servito nessun tipo di pesce!