C’era una volta un povero contadino di nome Toldo, che viveva in un piccolo villaggio con i suoi cinque figli. La loro vita era molto difficile, perché la terra era arida e non produceva abbastanza cibo per sfamare la famiglia.
Ogni sera, Toldo guardava i suoi bambini con tristezza, sperando di trovare un modo per dar loro da mangiare.
Un giorno, mentre arava il campo cercando qualche tubero, inciampò in qualcosa di duro nascosto sotto la terra. Incuriosito, scavò con le mani e scoprì una vecchia pentola di bronzo, un po’ arrugginita e coperta di terra.
Non appena la pulì, la pentola iniziò a brillare magicamente.
“Che cosa strana,” pensò il contadino, e quando tornò a casa, la mise in bella mostra sopra la mensola del camino.
“Cosa ci facciamo?” chiese la moglie, ” A noi non servono tegami, ma qualcosa da cucinarci dentro.”
La pentola però faceva bella mostra di sé e il contadino pensò di portarla il mattino dopo al mercato, per venderla e racimolare qualche moneta.
Durante la notte mentre tutti dormivano, la bimba più piccola si svegliò dalla fame, ma non avendo nulla da mangiare, salì su una sedia, spiccò la pentola e cominciò a giocare fingendo di cucinare.
Al canto del gallo il resto della famiglia si destò con un delizioso profumino di cibarie.
E con infinita sorpresa, trovarono la casa stracolma di cibi di ogni genere.
Deliziosi arrosti fumanti trionfavano sopra il tavolo, frutta variegata riempiva le mensole, ceste di pane caldo e vassoi di dolci ricoprivano il pavimento.
Lo stupore fu tanto, e sarebbe inutile dire con quanta voluttà furono consumati tutti i cibi.
La famiglia trascorse tutta la mattina mangiando, finchè ormai sazio, Toldo chiese se qualcuno dei figli ne sapesse qualcosa.
La piccola raccontò la sua avventura, spiegando che ogni volta che aveva immaginato di preparare pietanze per tutti, la pentola li aveva cucinati veramente.
Pensando di aver risolto il problema del cibo, nessuno della famiglia si preoccupò di andare a lavorare.
Passarono un paio di giorni, e quando l’effetto dell’abbuffata svanì, Toldo e i suoi figli più grandi si ritrovarono a litigare la pentola, per il desiderio di riavere ancora da mangiare.
Chi voleva l’arrosto, chi voleva il bollito, chi bramava i dolci.
Con avidità si strappavano l’un l’altro la pentola dalle mani e ordinavano, ordinavano, ordinavano.
Ma niente!
Nessuna pietanza venne preparata.
La fame tornò a imperare, finché un giorno, preso dalla rabbia, Toldo volò la pentola fuori dalla finestra.
“Ahia!!” qualcuno escamò.
Passava lì per caso uno stregone, e il contadino nell’intento di scusarsi raccontò l’accaduto.
“Sei fortunato amico mio, hai trovato una pentola magica.” spiegò il mago.
“Allora perché non fa più il suo dovere?” chiese Toldo curioso.
” Perché avete trascurato di metterci l’unico ingrediente essenziale, l’amore!” così dicendo lo stregone continuò per la sua strada, lasciando il contadino a riflettere sulle sue parole.
Toldo capì, e da quel giorno, insieme alla moglie usarono la pentola con umiltà e rispetto. Le loro richieste furono sempre condite con altruismo e amore, e il cibo ricevuto, accettato con molta gratitudine.
La notizia della pentola magica si diffuse velocemente nel villaggio, e Toldo divenne noto per la sua generosità, condividendo il cibo con tutti quelli che lo chiedevano.
La vita del contadino e dei suoi figli cambiò radicalmente, e grazie alla pentola magica, tutto l’intero villaggio conobbe un lungo periodo felice.
La storia finisce col classico – e vissero tutti felici e contenti! – ma il fatto importante bambini, non era il ritrovamento della pentola, ma la conprensione che fosse l’amore verso gli altri, il motore di tutto. ✨